La baby sitter in nero? Davvero una pessima idea, per tanti motivi. Dal rischio di sanzioni ai problemi in caso di incidente sul lavoro. Quello della baby sitter è un compito delicato e importante, e un contratto regolare tra famiglia e baby sitter aiuta a creare un clima di fiducia e collaborazione, importante quando ci si occupa di bambini.
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Affidare i bambini a una baby sitter senza un regolare contratto di lavoro è contro la legge. Eppure spesso le baby sitter lavorano in nero, senza nessun tipo di contratto. Magari perché preferiscono così, o perché si tratta di poche ore e “non vale la pena”. Oppure perché la famiglia teme che mettendo in regola la baby sitter aumentino i costi. Ma quali sono i rischi per la famiglia che fa lavorare una baby sitter in nero? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Paola Mandarini, responsabile dell’Ufficio di Roma di Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico.
Baby sitter in nero. Quali rischi per il datore di lavoro?
“Il datore di lavoro è obbligato a regolarizzare il rapporto con la propria babysitter innanzitutto per una questione etica. Non posso tenere un lavoratore in nero perché significa non rispettarlo e non rispettare il lavoro che svolge. Oltre allaquestione etica, se non si regolarizza il rapporto di lavoro si rischia di incorrere in sanzioni civili e amministrative”.
Di che cifre si parla?
“Se non si presenta la comunicazione obbligatoria all’INPS, si rischia una sanzione amministrativa della Direzione Provinciale del Lavoro, che varia da 200 a 500 euro. Ci sono poi le sanzioni civili, per non aver pagato i contributi, che partono da un minimo di 3.000 euro”
Oltre alle sanzioni, però, ci sono altri tipi di rischio.
“Sì, c’è un rischio collegato alla sicurezza dei bambini. Immaginiamo che la baby sitter si trovi in una situazione che richieda l’intervento della polizia o di un’ambulanza. Se il suo lavoro non è in regola, la baby sitter potrebbe aver paura di chiedere un intervento temendo che la sua irregolarità venga scoperta. E poi c’è il caso più grave che si possa verificare, ovvero quello dell’incidente sul lavoro”.
Che succede se la baby sitter in nero si fa male mentre lavora?
“Se la baby sitter è regolarmente assunta e il datore di lavoro paga i contributi previdenziali, questi comprendono l’assicurazione in caso di incidente sul lavoro. Se il contratto non è denunciato e la persona lavora in nero, invece, non c’è nessuna assicurazione. Possiamo dire che è un po’ come guidare un’automobile senza l’assicurazione: se la baby sitter in nero si fa male mentre lavora c’è una responsabilità civile del datore di lavoro. In caso di incidenti gravi o anche mortali ci può essere anche una responsabilità penale. È questo, soprattutto, che deve far riflettere il datore di lavoro. Quando si tiene un lavoratore in nero ci si affida alla fortuna ma, purtroppo, lavorando in casa gli incidenti possono capitare”.
Quindi se la baby sitter si fa male in casa ed è in nero può fare causa al datore di lavoro e chiedere il risarcimento dei danni ?
“Sì, la baby sitter può intentare una causa per risarcimento danni nei confronti del datore di lavoro. In questo caso poi scattano anche le sanzioni per l’irregolarità del rapporto di lavoro. Non succede solo in caso di denuncia della baby sitter. Se la lavoratrice che si fa male va in ospedale e dichiara che l’incidente è avvenuto durante il lavoro, l’ospedale trasmette direttamente per via telematica all’Inail la certificazione medica di infortunio sul lavoro”.
Quali agevolazioni fiscali se la baby sitter è in regola?
“I contributi INPS per il lavoro domestico si possono portare in deduzione fino a un massimo di € 1549.37 ( ndr: questo significa che abbassano l’imponibile su cui vengono calcolate le tasse), indipendentemente dal reddito del datore di lavoro e indipendentemente dalla mansione del lavoratore domestico. E poi ci sono i vantaggi per chi può accedere al welfare aziendale”.
Che cos’è il welfare aziendale?
“Da alcuni anni alcune grandi società erogano una forma di welfare ai propri dipendenti per incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia. Un’assistenza che prevede anche un bonus per sostenere le spese per gli assistenti familiari, badanti o baby sitter. Non si tratta quindi di un welfare statale, ma promosso dalle singole aziende, che si spera possa diffondersi maggiormente in futuro”.
La baby sitter in nero costa meno?
“Il più delle volte il costo aggiuntivo, rispetto al lavoro irregolare, è costituito solo dai contributi. In genere i costi di tredicesima e ferie vengono conglobati nella paga, ossia generalmente famiglia e baby sitter in nero pattuiscono una retribuzione più alta rispetto alle tariffe sindacali, che comprende anche tredicesima e ferie. Il patto di conglobamento, però, è vietato ed espone il datore di lavoro al rischio di vertenza. Per nostra esperienza, quindi, spesso l’unico costo reale che il datore di lavoro risparmia è quello dei contributi. Ma, come abbiamo già detto, è proprio il pagamento dei contributi che garantisce nel caso di infortunio sul lavoro e si tratta di un costo deducibile dal reddito”.
E se la baby sitter viene solo poche ore a settimana?
“Anche se la baby sitter lavora solo per un’ora la settimana, ma tutte le settimane, si tratta di un’attività di lavoro continuativa subordinata a tutti gli effetti, quindi come tale va contrattualizzata. Bisogna effettuare la denuncia di assunzione all’INPS, scambiare tra le parti una lettera di assunzione che stabilisca l’orario di lavoro, la paga settimanale, i giorni di ferie da godere, il periodo di prova, predisporre un prospetto paga”.
Per mettere in regola la baby sitter meglio il Libretto di famiglia o il Contratto Collettivo Nazionale (CCNL) del lavoro domestico?
“Il Libretto di famiglia dovrebbe essere usato solo per baby sitter veramente occasionali: una sera per uscire o una malattia del bambino. Ma quando la baby sitter lavora regolarmente, anche se per poche ore, il giusto modo per regolarizzarla è quello del CCNL del lavoro domestico. Noi consigliamo sempre di assumere con contratto a tempo indeterminato e questo per due motivi diversi ma ugualmente importanti: il primo perché il rapporto si può comunque risolvere in qualunque momento (dando il preavviso necessario), mentre in caso di tempo determinato non può essere risolto prima della scadenza del termine finale se non per giusta causa; e poi perché per le assunzioni a tempo determinato si pagano contributi più alti”
Altri consigli: il giusto inquadramento
Quali altri consigli per la famiglia?
“Importante assicurarsi di inquadrare bene la baby sitter. Per esempio: fino a 3 anni i bambini sono considerati non autosufficienti, quindi il livello corretto è il C Super. Per i bambini dai tre anni in su, invece, si può fare il contratto con il livello B Super. Il giusto inquadramento è importante per evitare che sorgano problemi in un secondo momento. Anche il titolo di studio conta: se il lavoratore è in possesso di diploma o laurea nello specifico campo oggetto della propria mansione, il livello dovrebbe essere il livello più alto, il D Super.”
Si può sanare il pregresso? Ovvero, se ho tenuto una baby sitter in nero per un periodo e poi decido di regolarizzarla, posso regolarizzare anche il lavoro già svolto in nero?
“Sì, si può fare. Anche se questo corrisponde ad un’autodenuncia e per tale ragione non mette al riparo dalle sanzioni di cui abbiamo parlato prima, amministrative e civili. In questo caso però le sanzioni sono più basse. Autodenunciandosi e versando i contributi per il lavoro pregresso il datore di lavoro evita la spada di Damocle della denuncia e sana la sua situazione.”
La baby sitter in nero quindi è davvero una cattiva idea. Il lavoro irregolare espone a rischi di sanzioni e cause per risarcimento danni se la baby sitter si fa male mentre lavora. E soprattutto, un contratto regolare contribuisce a creare il necessario clima di fiducia tra famiglia e baby sitter.
Vuoi saperne di più ? Leggi il nostro post: mettere in regola la baby sitter, la guida pratica.
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