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Non solo fame: cosa esprime il pianto del neonato?

neonato piange

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Pianto del neonato:  come interpretarlo e quando preoccuparsi? Un neonato piange molto spesso, in alcuni casi ininterrottamente; inevitabile che una mamma si senta sotto pressione. Se ci metti la stanchezza, lo sconvolgimento che la nascita del primo figlio porta con sé, è più che comprensibile! Quindi ricorda: comunque tu ti senta, non sei la sola e tutti i neonati piangono. Vuoi sapere perché? Continua a leggere!

Il neonato piange nel sonno e piange la sera; il neonato piange in braccio alla mamma e talvolta piange mentre mangia; piange con le lacrime e senza; piange sempre e dorme poco. Questo riesce a mettere la mamma (o almeno la neo mamma)  in uno stato di grande agitazione.  Eppure quello che noi interpretiamo come un grido di dolore, talvolta è un semplice strumento di comunicazione. Vediamo perché.

Perché un neonato piange? 

Noi adulti piangiamo per tristezza, dolore, paura. Per lo shock o per la disperazione. Normale, una volta diventati genitori, interpretare il pianto del nostro bambino come il nostro. Se piange, ha male. O è triste. O comunque: sta malissimo. In realtà dobbiamo cercare di fare un piccolo sforzo di interpretazione.


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Il pianto del neonato come strumento di sopravvivenza

Il “piccolo degli umani” è completamente non autosufficiente. Rispetto ai piccoli di altri mammiferi, quando nasce è in uno stato di immaturità totale: il suo sistema muscolare è  insufficiente a sostenerlo, non ha coordinazione, non distingue sé dall’esterno, non vede quasi… Il pianto allora è il suo strumento di comunicazione, o meglio di sopravvivenza.

Piangendo e gridando il neonato suscita nella mamma e negli altri adulti che lo accudiscono  il riflesso immediato di occuparsi di  lui, di provvedere alle sue necessità, di alleviare i suoi fastidi. In questo modo il cuccioletto, dipendente dalla mamma e dal mondo esterno nel modo più assoluto, si garantisce la sopravvivenza.  Per approfondire, leggi questo bell’articolo sulla funzione del pianto del neonato sul sito dell’UPPA.

Il neonato piange quando ha fame

Ma certo, questa è la prima cosa a cui la mamma pensa. E spesso ha ragione, ma non sempre. Il pianto per fame è preceduto da altri segnali, come l’apertura e lo schiocco della bocca, il tentativo di succhiarsi una manina, il girare la testa in cerca del seno. L’ideale è prevenire lo scoppio del pianto, o almeno offrire il seno al bambino nella fase iniziale del pianto. Se  troppo agitato, infatti, il bambino tenderà ad attaccarsi male. (Per saperne di più, leggi il nostro post sull’allattamento al seno).

Se poi il neonato piange con il seno in bocca o volta la testa, vuol dire che la fame non è il suo problema e che è “sotto attacco” di un fastidio più forte che non può essere alleviato dal conforto del ciucciare.

Il neonato piange nel sonno e di notte

Come dorme il neonato? Fino ai 4 mesi il neonato si sveglia perché segue i suoi ritmi e le sue sensazioni  (fame paura freddo caldo) molto più di quanto non segua i cicli esterni (notte/giorno). Quindi è normalissimo che si svegli più volte per notte e che il risveglio sia annunciato (o spesso preceduto, quando ci sembra che il neonato piange nel sonno) dal pianto.

Qundi se il neonato si sveglia piangendo, sarà buona regola attaccarlo al seno per un po’, prenderlo in braccio e calmarlo e poi rimetterlo nel suo lettino. Aveva fame forse, oppure voglia di conforto e attenzioni.

Pannolino sporco e altri fastidi

Un pianto continuo e lamentoso può indicare che il neonato è sporco e che ciò lo infastidisce non poco. Se la ragione del pianto è questa, basterà cambiare pannolino per calmare il pianto. In alternativa, il neonato può piangere perché ha caldo, oppure ha freddo: dai un’occhiata al nostro post su come vestire il neonato per saperne di più.

Il neonato piange dopo la poppata

Sì, alcuni bambini piangono dopo la poppata. Da questo è nata l’abitudine di attribuire le cause del pianto del neonato a un presunto reflusso gastro-esofageo. Secondo questa teoria, il risalire del latte nell’esofago indisporrebbe il bebè al punto di farlo piangere per il dolore. E quindi si è diffusa la pratica di somministrare ai neonati dei farmaci anti-acidità. Eppure secondo alcuni pediatri non c’è alcuna evidenza scientifica della correlazione fra pianto e reflusso gastro-esofageo, che in realtà colpisce pochissimi bambini. Il fantomatico “reflusso” si cura piuttosto  prendendo spesso il bambino in braccio, portandolo fuori, attaccadolo spesso al seno. Cioè con normali comportamenti di accudimento e non con farmaci.

Perché il neonato piange per dormire

Il pianto serale del neonato è un po’ lo spauracchio delle mamme e dei papà, perché arriva nel momento in cui si è più fragili e  stanchi. In effetti lo stesso accade al bambino, che la sera può piangere per la stessa ragione: la stanchezza. Nel caso del neonato, è forse più corretto parlare di sovraccarico sensoriale. Durante la veglia, il neonato è sopraffatto da stimoli che i primi mesi non sa né ricevere né interpretare né gestire.  Il neonato piange perché ha sonno, semplicemente. Quindi tu cullalo, portalo in un ambiente tranquillo, riduci gli stimoli. Non cercare di distrarlo con pupazzi, ma cerca di rilassarlo.

Il neonato piange sempre: sono le coliche?

Ci sono neonati (circa il 10%, secondo la rivista on-line dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma) che piangono sempre, in modo inconsolabile. Il neonato inarca la schiena, tende le gambe, piange per ore e nulla riesce a calmarlo. Questo comportamento viene comunemente attribuito alle “coliche del neonato”. Delle cui cause  si sa pochissimo in realtà, e che la pediatria per prassi diagnostica attraverso la regola del 3: se il bambino piange per più di 3 ore al giorno, più di 3 volte a settimana e più di 3 settimane di seguito, allora si parla di “coliche”.

La cattiva notizia è che c’è poco da fare per alleviare il pianto: contenerlo, cullarlo a pancia in giù, parlargli aiutano forse ma non risolvono.  La bella notizia è che dopo il terzo mese di vita le coliche del neonato spariscono come sono arrivate.

Il neonato piange per la nostra tristezza

Infine, il pianto dei bambini appena nati può essere anche sintomo della depressione di genitori, sia della mamma sia del papà. Anche se si parla di “depressione post partum” per la mamma, anche i papà sono colpiti da questo disturbo (1 papà su 10 vs 1 mamma su 8). La depressione dei genitori si manifesta in varie forme: dai cali dell’umore fino al pianto frequente, o all’impossibilità di interagire col neonato e di prendersene cura. Il bambino, sensibile agli stati emotivi dei grandi, avverte questa incapacità di prenderlo in braccio, parlargli, rassicurarlo. E piange per il disagio e per richiamare attenzione.

Evidentemente il genitore non deve sprofondare nel sentirsi in colpa, nulla è irrecuperabile. Quello che si deve fare è piuttosto parlarne con un medico di fiducia e accettare il problema per risolverlo. Quello sì.

Come calmare il neonato che piange:

Sulla base di quello che abbiamo detto, ecco una piccola check list per affrontare il pianto del neonato e provare a risolverlo. Quando il tuo bambino scoppia a piangere tu verifica se:

Un trucco da mamma per calmare il neonato

Lo sapevi che molti neonati si calmano se gli fai ascoltare un rumore continuo? Prova col phon, l’aspirapolvere, il frullatore (quest’ultimo forse non è il massimo di notte…).  Questo perché, come per esempio il rumore della pioggia, l’aspirapolvere o la cappa della cucina producono un rumore bianco, un rumore costante che contiene tutte le frequenze, così come il bianco contiene tutti i colori. E per questo attenua il disturbo arrecato dagli altri rumori. Ci sono anche in Rete compilation pensate proprio per facilitare il sonno dei neonati, basta cercare white noise.

Ma non esagerare: tieni basso il volume e non esporre i bambini al rumore tutta la notte. Appena tuo figlio si è calmato o addormentato spegni tutto. Insomma la regola è nuon senso e moderazione.

Cosa NON fare per far cessare il pianto del neonato

La sola cosa che proprio non devi fare quando il neonato piange: perdere la calma o gridare. La tua rabbia servirà solo ad indurlo al panico e a farlo piangere ancora più forte. Soprattutto, non scuotere o scrollare mai il bambino. Il rischio di questi comportamenti è di estrema gravità: il neonato potrebbe subirelesioni permanenti  al cervello o alla retina. Si parla infatti di sindrome del bambino scosso – shaken baby syndrome.

Se sei stanca e senti che davvero non ce la fai più, parla con una nonna, un’amica, il pediatra, una vicina di casa: fatti aiutare.

Falsi miti: il neonato si vizia

Ma da dove esce fuori l’idea che il neonato “va lasciato piangere sennò si vizia”? Come abbiamo visto il pianto è un meccanismo elaborato dalla natura perché la mamma si prenda cura di questo cucciolo nato senza alcuna autosufficienza, a differenza di  altri mammiferi.

Prendere spesso il neonato in braccio, tenerlo pelle contro pelle, allattarlo di freqente rassicura il bambino e lo consola. Risultato: un bambino che piangerà molto di meno, perché avrà soddisfatti i suoi bisogni. Pretendere di educare un neonato di 30 giorni non ha senso, il tempo dell’educazione verrà dopo! In effetti pensaci: i bambini delle popolazioni dove la mamma si porta addosso il neonato, per esempio i Masai, sono bambini che tu definiresti viziati?

Pianto del neonato: quando preoccuparsi

In realtà, come hai visto, il pianto del neonato non è un sintomo preoccupante in sé. Piuttosto, i fattori da tenere in considerazione sono altri, come la regolarità della crescita, o l’insorgenza di febbre. In questi casi,  il tuo primo riferimento dev’essere il pediatra. Consultalo anche se ti senti eccessivamente preoccupata dal pianto del tuo bambino; il pediatra saprà consigliarti per il meglio.

Se sei una neomamma, leggi anche tutte le altre “puntate” del nostro speciale sulla cura del neonato: